Le asimmetrie nel ciclismo, pedalata simmetrica

La pratica sportiva assidua tende ad evidenziare delle problematiche posturali e coordinative che altrimenti rimarrebbero silenti, la valutazione biomeccanica nel ciclismo oltre alle strategie per permettere di pedalare nell’immediato senza dolori, deve prevedere nel lungo periodo la possibilità di ripristinare i movimenti corretti dell’atleta con scopo di aumentarne la tolleranza al carico allenante e la resa atletica.
E’ possibile identificare in partenza le caratteristiche dell’atleta per indirizzare il settaggio e ricercare nel movimento del ciclista le correlazioni con la sua normale postura.

Nella foto potete vedere un esempio di analisi delle quote in dinamica

Premesso che nel corpo umano la simmetria non esiste e non sempre è sinonimo di armonia, quando riscontriamo ciclisti con marcate asimmetrie, disallineamenti posturali o limitazioni di movimento, questi tengono a mantenere la loro condizione anche sulla bici riportando asimmetria nella pedalata, ed in alcuni casi il sovraccarico di alcune zone corporee come schiena, coscia, gomito ecc.

In questo breve articolo voglio porre attenzione sulla simmetria corporea e non sull’analisi della pedalata.
Logicamente esiste una correlazione tra simmetria corporea e simmetria di spinta, per questo armonizzando l’una si lavorerà indirettamente anche l’altra.
Per accorgersi autonomamente di condizioni anomale nella posizione è utile ascoltare gli affaticamenti corporei asimmetrici, le differenze di sicurezza ad impostare le curve, dati di misurazioni specifiche, oppure semplicemente guardarsi allo specchio e valutare le simmetrie del corpo dividendolo frontalmente in 2 emilati.

Tra le varie casistiche un caso molto frequente nel ciclismo e certamente di interesse è dato dalle rotazioni del bacino, il dislivello di anca e le “differenze di lunghezza degli arti inferiori”.
Durante un test posturale strutturato per il ciclismo abbiamo ricostruito la postura del ciclista con sw 3d (come vedete nella foto sotto) abbiamo posto un focus sulla posizione nello spazio dei trocanteri, in questi casi se la capacità di compenso dell’atleta non metterà in evidenza impedimenti particolari il settaggio mirerà al movimento armonico, in caso contrario si lavorerà anche per migliorare la condizione del ciclista analizzando nel dettaglio la postura e identificando le aree da riportare in fisiologia.

Una causa molto comune dell’asimmetria di pedalata è sempre da ricondurre al comportamento asimmetrico degli emilati corporei, sempre frutto di un adattamento alle circostanze (postura) in funzione del rapporto contenuto-contenente e di altre dinamiche importanti. L’adattamento muscolare non sempre segue una linea simmetrica e può generare delle differenze di posizionamento dei segmenti corporei che nel ciclismo si traducono in asimmetria di seduta e di pedalata.

Questo avviene perchè la bici a partire dal sellino fino ad arrivare ai pedali presenta una situazione simmetrica che poco si sposa non strutture non mediamente allineate

Esempio di una seduta disallineata nel cilcismo con conseguente comportamento asimmetrico dell’arto e quindi della spinta sul pedale.

Questa condizione non influisce solo sulla simmetria di pedalata (intesa come bilanciamento destra/sinistra) ma riguarda anche l’uniformità della pedalata e l’efficienza di pedalata.

Per la determinazione delle differenze di pedalata è utile ricorrere a due tipologie di analisi:

1- Studio del movimento (videocamere speciali ed inerziometri)
2 -Studio della resa al piede (sistemi come il torque analysis srm di cui parleremo nello specifico in un articolo dedicato)

Le analisi andrebbero condotte entrambe perché l’una è rafforzativa dell’altra, anche se è da specificare che non tutte le modificazioni imposte al movimento del ciclista vengono identificate in tempo reale dalla resa al piede, questo per i tempi di adattamento coordinativo e non solo, quindi è bene valutare e rivalutare la resa al piede dopo le strategie messe in atto per monitorare l’adattamento del gesto e la sua bontà.

Valutare la postura del ciclista ed il suo comportamento durante l’esecuzione di un movimento specifico come la pedalata ne mette alla luce tutte caratteristiche, positive e negative come dismetrie o differenze di mobilità.
Non è insolito l’utilizzo di spessori e stratagemmi vari per cercare di accompagnare al meglio il gesto dell’atleta, ma rarissimamente si rivela la scelta migliore (per quanto detto sopra).
L’utilizzo di strategie invasive vanno ponderate ed applicate al limitazioni reali spesso post traumatiche ma non su soggetti con margini di miglioramento dove è bene lavorare diversamente.

Nell’immagine proposta sotto vedete un nostro esempio di valutazione biomeccanica nel ciclismo che mette in evidenza dopo il setting (quindi già normalizzato per quanto possibile) lo stato di comportamento asimmetrico degli arti con pedalata asimmetrica (prendiamo questo parametro come esempio) .
In questo caso data la volitività del ciclista abbiamo deciso di riallineare la pedalata con un piano di esercizi specifici invece di ricorrere a stratagemmi diretti.

Le differenze nel movimento del ciclista si traducono in :
2/4° nella flesso estensione del ginocchio
3/4° nella flesso estensione dell’anca
KOPS (distanza orizzontale ginocchio pedale a 90°) differenza 12mm – media 48mm

Al momento della valutazione i dati medi di uscita vedevano una asimmetria di spinta del 3% come si vede nel report di un allenamento del periodo.
Bilanciamento 53/47 sx/dx (percepito e limitante)

Le asimmetrie della pedalata nel ciclismo non sempre danno dolore o fastidi evidenti, questo avviene grazie ad una collaborazione articolare molto complessa ed efficiente, per questo motivo se non viene corretta la condizione di asimmetria tende a rimanere tale negli anni ed a strutturarsi ulteriormente creando possibili squilibri, problematiche dolorose e perdite di performance nel ciclista.

Abbiamo quindi preso in esame il profilo posturale del ciclista ed il suo comportamento in dinamica, attuato un lavoro di perfezionamento (a corpo libero e non troppo impegnativo) e dopo 3 mesi siamo arrivati alla condizione di armonia posturale e di simmetria della pedalata soddisfacente.

Le differenze nel movimento del ciclista si traducono in:
0/1° nella flesso estensione del ginocchio
0/3° nella flesso estensione dell’anca (prendendo in esame questi 2 punti)
KOPS differenza 2mm , media 28mm

Come per la simmetria articolare abbiamo ottenuto ottime risposte anche dai dati di potenza come attesta la media del report che segue, 51/49 (fuori percezione e non limitante)

Da notare come il miglioramento della condizione atletica del ciclista modifica parametri come il KOPS (tra le due valutazioni abbiamo 20 mm di differenza!)
Questa è la prova numerica di come il condizionamento dell’atleta possa modificare le caratteristiche del settaggio e viceversa, ed è anche la spiegazione del mutamento del feeling con la propria bicicletta nelle varie fasi della stagione o passare del tempo.

Conclusioni:
Con la biomeccanica è sempre consigliabile mirare al ripristino della fisiologia (nei casi dove serva ovviamente) e non solo ad assecondare condizioni migliorabili.
Pedalare senza dolori non significa pedalare armonicamente così come pedalare con dolore può non dipendere dalla bici.
In questo come in ogni caso il ragionamento cosciente rimane l’unica scelta vincente.